L'arte drammatica è l'arte del recitare. Diffusa in tutto il mondo, è riconducibile alla cultura e al costume

dei diversi popoli e delle differenti etnie. L'arte della recitazione si perde nella notte dei tempi.
Diversi insegnamenti hanno attraversato il teatro contemporaneo negli ultimi decenni, proposti da maestri differenti

come Peter Brook, Giorgio Strehler, Eugenio Barba, ma in tutti possiamo trovare alcuni elementi comuni nella pratica teatrale.


1.la scelta consapevole di un forma (nella finzione drammatica il personaggio o la maschera).

Un attore normalmente recita un personaggio. Nel caso di una storia vera, o una storia di un personaggio storico romanzata,

un attore può recitare un personaggio reale, o una sua versione romanzata, eventualmente sé stesso.

Il 'lavoro sul personaggio' è essenzialmente la ricerca della forma (fisica ed estetica) da portare sulla scena.


1.la definizione di uno spazio nel quale tale forma possa agire (il palcoscenico, tradizionale o improvvisato);


1.il tempo stabilito dell'azione (l'elemento drammaturgico, la durata di un testo o di una partitura gestuale).


È utile notare come spesso l'improvvisazione renda variabili le costanti sopra descritte,

anche se è opinione corrente dei maestri di questa disciplina che solamente il rigore di uno schema predefinito

renda l'attore libero di variarlo. Lo studio del tempo è parte integrante e fondamentale dello studio dell'attore teatrale:

evidente nel caso di una battuta comica, la precisione di tempo e ritmo nella parola e nell'azione determina

la riuscita di una scena, e spesso dell'intera rappresentazione. Questo è particolarmente determinante in ogni azione performativa

che si svolga dal vivo, in cui il riscontro del pubblico è immediato:

lo spettatore stesso concorre a determinare il tempo comune dell'evento teatrale, di per sé irripetibile,

anche durante le repliche di uno stesso spettacolo.
Un esempio: Franca Mantelli in "Mirandolina" dalla Locandiera di Goldoni